lunedì 25 marzo 2013

20 canzoni - prima parte

Allora, metti che vuoi spiegare a qualcuno che cos'è per te la musica.
Qualcuno che magari non vedi da trenta o quaranta anni.
E metti che per te la musica è stata una delle cose più importanti della tua vita.
Metti che il perchè, in fondo, non è così importante: tu non te lo sei mai chiesto veramente, ma è sempre stato così.
Hai letto di musica, hai scritto di musica, hai comprato dischi e cd, hai inciso dischi e cd, hai visto centinaia di concerti e ne hai fatti diversi pure tu.

Adesso vuoi spiegare tutto questo a qualcuno, con una ventina di canzoni (ero partito con dieci, ma cazzo no, con dieci è impossibile. Venti sono tante ma non troppe, più o meno la durata di una classica C90...)
Diciamo venti canzoni, quindi, per spiegare un mondo intero.
Magari un po' obliquo, con una visione laterale, ma fondamentalmente pop.
E musica pop vuol dire canzoni d'amore.
Tristi, di solito.
E qui può mancare la citazione di Nick Hornby? No, e infatti, eccola:

"Che cosa è venuto prima: la musica o la sofferenza?
Ascoltavo la musica perché soffrivo? O soffrivo perché ascoltavo la musica? Sono tutti quei dischi che ci fanno diventare malinconici?
La gente si preoccupa perché i ragazzini giocano con le armi, perché gli adolescenti guardano film violenti; c'è la paura che possano sviluppare la cultura della violenza. Nessuno si preoccupa dei ragazzini che ascoltano migliaia di canzoni - migliaia, letteralmente - che parlano di cuori spezzati, e abbandoni e dolore e sofferenza e perdita. Le persone più infelici che conosco, dico in senso amoroso, sono anche quelle pazze per la musica pop; e non sono sicuro che la musica pop sia stata la causa della loro infelicità, ma so per certo che sono persone che hanno ascoltato canzoni tristi più a lungo di quanto non siano durate le loro tristi storie".


Citazione da "Alta Fedeltà" ovviamente, che è un libro che parla di me, o di quelli come me.
Perchè chi non si è riconosciuto nei personaggi di quel libro non è un vero appassionato di musica...

Quindi, canzoni d'amore.
Tristi.
Nelle varie combinazioni: canzoni d'amori tristi, canzoni di tristi amori, canzoni tristi di amore, e via di seguito.
Perchè certo, c'è anche un'altra anima del pop: il rumore, l'energia, la carica giovanile del rock e del punk.
Ma metti che vuoi che qualcuno ascolti queste canzoni, non che scappi via al primo fischio di feedback, allora la scelta si restringe.
Quella parte lì, magari dopo.
O in qualche intermezzo.

Prima, ci vogliono le canzoni.
Insieme con le emozioni, certo: quelle fanno parte del pacchetto, tutto compreso.
E a questo punto, non serve tirare fuori venti capolavori assoluti della storia della musica, ma qualcosa che ti rappresenti e che, soprattutto, abbia un significato in sè. Per dire, non puoi usare canzoni che hanno significato solo quando inserite all'interno del discorso più ampio dell'album.

E allora, un paio di canzoni a post, e faccio pure una cosa che non mi piace fare: metto il link al video, così si possono ascoltare senza fatica.
Le prime due:

John Grant - Marz
Il video è deprimente anzichenò, ma la canzone è molto bella melodicamente, e a me ricorda molto David Bowie, quindi un pezzo ottimo per cominciare.
Dal primo disco di John Grant, del 2010, una canzone che, come molte altre delle sue, parla del sentirsi "fuori posto", in questo caso con due strofe quasi-nonsense, fatte di nomi di cibi e bevande, e un ritornello in cui la voglia di essere da un'altra parte si mescola con la nostalgia adolescenziale per il/la "sweet sixteen" che ognuno ha da qualche parte nei suoi ricordi.

Afterhours - Padania
Non mi sono mai piaciuti particolarmente gli Afterhours "in italiano", ma ultimamente sto cambiando idea. Questo pezzo (al di là del titolo poco significativo, che comunque gli ha fatto guadagnare un passaggio in tv da Gad Lerner...) è uno di quelli cui va la "colpa" del cambiamento di idea. Perchè Manuel Agnelli qui ha scritto una canzone con dei versi perfetti.
"Se un sogno si attacca come una colla all'anima 
Tutto diventa vero, tu invece no
Ha ancora senso battersi contro un demone
Quando la dittatura è dentro di te
Lotti, tradisci, uccidi per ciò che meriti
Fino a che non ricordi più che cos'è
Puoi quasi averlo, sai?
Puoi quasi averlo, sai?
Tu puoi quasi averlo, sai
E non ricordi cos'è che vuoi"




3 commenti:

Lucien ha detto...

"sentirsi fuori posto": una delle mie specialità del passato... fortunatamente superata (e non per conformismo). Non posso non amare questa canzone. Peccato che il 2° album solista di J. Grant non sia un granché e sia orfano di canzoni come questa.

enri1968 ha detto...

Uhmmm, valeva la pena d'aspettare dall'ultimo post a questo...

Anonimo ha detto...

Bellissimo post.

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