sabato 28 gennaio 2012

Giampiero Riggio - Separations (2007-2012)

Esordisce come meglio non potrebbe "La Vigna Dischi"[1], neonata etichetta di Trapani Mazara del Vallo (provincia di Trapani), con la riedizione di "Separations", disco del 2007 del "trapanese di Kassel" Giampiero Riggio.[2]
Disco già molto bello, ora impreziosito da sette remix/rielaborazioni dell'originale più un pezzo inedito.
In questo disco c'è "Separations IX (Springtime)"[3], che è il pezzo che mi ha fatto innamorare della musica di Giampiero. Lo potete ascoltare da Bandcamp, e già che ci siete potete scaricare l'album in modo gratuito e legale, perchè 'sti idioti dell'etichetta hanno deciso di regalare il disco. Gentaglia, come quelli della Woolshop Productions.

Sul sito di La Vigna c'è una presentazione dalla quale mi piace trarre queste parole:
La Vigna vuole guardare a queste terre vastissime, valorizzando quanto di buono c'è in provincia di Trapani. Vuole vivere (e far vivere) le stesse emozioni che si provano bevendo un ottimo bicchiere di syrah davanti ad un camino d'inverno, o uno chardonnay fresco di fronte il mare di Mazara, d'estate. O un Marsala di quelli che i grandi imprenditori agricoli della zona hanno saputo far resuscitare. Vogliamo coltivare uve di qualità, perché siamo in tanti a credere che in questo angolo d'Africa ci siano talenti inespressi o che - se espressi - restano sotto terra, in attesa di germogliare. La Vigna vuole farli fiorire, in un modo o nell'altro, foglia dopo foglia, acino dopo acino, "filare" dopo "filare".
Per quanto mi riguarda, progetto degno di attenzione e partito benissimo, da seguire con attenzione.

Di Giampiero Riggio dovrebbe anche essere in uscita a breve il nuovo lavoro, "Seasons of the Emergence", di cui sono disponibili alcuni preview su Bandcamp e Soundcloud.

Note e links:
[1] La Vigna Dischi: sito ufficiale, Bandcamp e Facebook.

[2] Giampiero Riggio: qui il suo sito ufficiale, e qui si è già parlato di lui su questo blog.

[3] Il video di Springtime su Youtube.

venerdì 27 gennaio 2012

Comunicazione di servizio: commenti in sequenza di Blogspot

Finalmente ho risolto il "problema" dei nuovi, fastidiosissimi, "commenti in sequenza" di Blogspot, e il relativo formato dell'ora che era andato a puttane.
Per disabilitarli e ripristinare l'ora corretta bisogna andare in impostazioni/commenti e impostare la voce "Posizionamento modulo dei commenti" a "Pagina intera" o "Finestra popup"; se invece l'impostazione è "Incorporato sotto il post" vengono abilitati i commenti in sequenza.

giovedì 26 gennaio 2012

Skrillex vs The Doors

Notizia (?) da Sentireascoltare: collaborazione tra tale Skrillex (?) e i Doors (quello che ne resta, almeno).
E' possibile guardare il video della collaborazione seguendo il link qui sopra. Ma fatelo solo se siete forti di stomaco (o non avete mai avuto nessun interesse per i Doors).
Io l'ho fatto, e mi è venuto da pensare: I Doors, accidenti.
Quando li ho scoperti avevo 15/16 anni, ed era stata una folgorazione: volevo essere Jim Morrison.
Che aveva tutto per diventare l'eroe di un adolescente: bello, giovane, famoso, cantante rock, carismatico e pieno di figa.
Anche morto, vabbè, ma questo era assolutamente secondario.
"We want the world and we want it now", cazzo sì, completamente d'accordo.

Poi, ecco: già i Doors[1] sono un gruppo che si fa fatica a prendere troppo sul serio dopo l'adolescenza, come le poesie e i testi di Jim.
In più loro, i sopravvissuti, ce l'hanno messa tutta per sputtanarsi fino all'inverosimile.
Perchè non bastavano i dischi registrati subito dopo la morte di Morrison, non bastavano le necrofilie di "American Prayer", non bastavano i cofanetti celebrativi, non bastavano neppure gli orridi spettacoli dei XXI Century Doors[2], il baraccome messo in piedi da Manzarek e compagni con Ian Astbury, l'ex cantante dei Cult.
Non bastavano.
Ci voleva pure 'sta puttanata galattica con Skrillex (?) per dare la mazzata finale alla credibilità di Manzarek e Krieger, che per l'occasione (?) hanno pure fatto pace con Densmore.
Che tristezza.


Note e links:
[1] Hanno, questo sì, un suono senza tempo: i "gruppi beat con organetto" sono venuti tutti dopo, cloni più o meno (di solito meno) riusciti dell'originale.

[2] Aggiornamento: ero andato a memoria, senza controllare.
Il nome corretto era "The Doors of the 21st Century", poi corretto, in seguito a una questione legale con Densmore, in "D21C", "Riders On The Storm" e "Ray Manzarek e Robby Krieger from The Doors". Boh.

mercoledì 25 gennaio 2012

Ascolti recenti - gennaio 2012 (parte seconda)

Howth Castle & Kina - La diserzione degli animali dal circo (1989)
Howth Castle - Rust of Keys (1990)[1]

Due dischi per me mitici, mai risucito a trovarne una copia fisica in questi anni.[2]
Li ho recuperati ultimamente grazie a Soulseek, forse la fonte migliore per la musica indipendente italiana: cioè ho scaricato gli mp3.
Ovviamente era molto meglio prima, quando non riuscivi a trovare i dischi in vinile. Adesso invece, anche se non trovi i dischi, puoi ascoltare la musica, ma non va bene: era meglio prima lo stesso.
I due dischi sono, come al solito, ma che ve lo dico a fare?, bellissimi: una qualsiasi canzone cantata da Giaccone + Lalli non mi ha mai deluso.
Altamente e caldamente consigliati.


When The Clouds - The Longed For Season EP (2011)[3]

"When the Clouds" è il progetto solista del salernitano Francesco Galano: fantastico primo pezzo, da qualche parte tra glitch, post-rock e indietronicherie assortite, bellissimi suoni e ottima registrazione. Una folgorazione.
Poi, il secondo pezzo è uguale, e il terzo anche, e il quarto etc.
Fossimo a scuola, si beccherebbe giusto un 6: il minimo per non essere rimandati.
In questo disco ci sono tutti i pro e i contro dei dischi fatti in casa con il computer: è comodo perchè, se vuoi fare un pezzo con i bonghi invece che con la batteria, non devi perdere tempo a convincere il batterista che per una volta può suonare anche i bonghi.
Ma è scomodo perchè non c'è un batterista che ti possa dimostrare, suonando, che l'idea dei bonghi è una cazzata e la batteria ci sta molto meglio.


Schleimer K - Wounded Wood (1983, ristampa 2011)[4]

Avrei potuto prendere il vinile originale e organizzare un test di confronto con la resa sonora del remaster, o anche no: ho scelto l'anche no.
Schleimer K erano un buon gruppo di serie B, all'epoca "scoperti" grazie al pezzo su Free 8303.[5]
All'epoca sembravano molto più elettronici e duri di quanto non suonino a risentirli adesso: suoni tra Daf ed elettro-dark, voce imbarazzantemente petermurphyana, atmosfere molto più post-punk/dark di quanto non sembrasse allora.
Nel complesso, solo per nostalgici e appassionati del periodo.


Starfuckers - Metallic Disease (1990)[6]

Altro recupero via Soulseek, me lo ricordavo come un bell'album tra rock e noise, con influenze Sonic Youth.
Riascoltato oggi, ci sono 10 cover degli Stooges (però con il titolo cambiato) mixate pure malissimo, con la voce troppo fuori rispetto agli strumenti.
In seguito hanno fatto cose che ricordo come notevoli e inascoltabili, mi sa che mi tengo il ricordo, senza andare a verificare di nuovo.


Ghost and Tape - Live (2011)[7]

Pseudonimo di Heine Christensen, danese residente a Barcellona che ha pubblicato il suo primo album omonimo per la giapponese Schole Records nel 2011.
Questo è un ep con tre pezzi live, liberamente scaricabili dal sito dell'etichetta: indietronica, ambient, field recordings, tape loops etc. non particolarmente originale ma gradevole.
E' pubblicato dalla Rural Colours, net label che distribuisce le copie fisiche delle sue produzioni per abbonamento, rendendole comunque (quasi) tutte disponibili per il download gratuito.


Note e links:
[1] Per Franti/Howth Castle/etc, potete partire da Stella*Nera

[2] Meta-citazione, sono fighissimo. Chi non l'ha capita, peste lo colga.

[3] Sito di When the Clouds

[4] Sito degli Schleimer K

[5] Su Free, confronta gli ottimi post di Sull'Amaca.

[6] Sito degli Starfuckers

[7] Download dalla pagina di Rural Colours

venerdì 20 gennaio 2012

Bruce Springsteen - Wrecking Ball

Beh, fantastico: il nuovo disco[1] di Bruce Springsteen si chiama "Wrecking Ball", ovvero "Palla da demolizione".
Sarebbe stato di gran lunga più appropriato, con un leggero spostamento dei termini, "Demolizione delle palle"...

Note e links:
[1] La notizia (?) è tratta da Sentireascoltare.

giovedì 19 gennaio 2012

Message to Bears - Folding Leaves (versione digitale)

Disponibile da ieri su Bandcamp la versione digitale del nuovo lavoro di Message to Bears[1], in attesa dell'uscita della copia fisica via Dead Pilot Records.[2]
Grazie allo stesso Jerome ho potuto scaricare gratuitamente il disco, così come tutti quelli che hanno partecipato alla sottoscrizione lanciata qualche mese fa.
Ascoltato questa mattina per la prima volta, "Folding Leaves" è un bellissimo album, come già le altre cose pubblicate da Jerome Alexander.
Rispetto ai precedenti lavori c'è una maggiore presenza di parti vocali, mentre atmosfere e suoni sono la logica prosecuzione del discorso cominciato con "EP1" e "Departures": chitarre acustiche, archi, qualche lieve intervento di elettronica e di field recordings.
Diciamo folktronica più sul versante folk, ambito dal quale arrivano alcuni dei suoni[3] più interessanti di questi anni.


Note e links:
[1] Il download digitale (mp3 o flac) costa 6 sterline.

[2] Le spedizioni dovrebbero iniziare a breve, tenete d'occhio il sito della DPR per sapere quando saranno disponibili le copie fisiche (vinile e cd) per l'acquisto.
Già che siete lì, sono ancora disponibili alcune copie in vinile di "Departures", più altre cose interessanti degli altri gruppi DPR.

[3] Naturalmente è perfettamente legittimo (e un po' stupido) ignorarli e parlare di "morte della musica"...

lunedì 16 gennaio 2012

La lunghezza della musica

La durata in minuti di una canzone o di un'opera musicale è da sempre (anzi, non esageriamo, da quando esistono i supporti fonografici...) legata alla capacità dei media di riproduzione.
I dischi a 78 giri permettevano, come più tardi i 7" a 45 giri, canzoni di tre/quattro minuti al massimo, ovvero il formato che è diventato standard per la canzone pop.
Il 33 giri permetteva di registrare poco più di una ventina di minuti di musica per facciata: l'album (che deve il suo nome al periodo dei 78 giri, quando la registrazione di un'opera veniva divisa su più dischi da 78 giri, venduti tutti insieme ed inseriti in un contenitore che ricordava un album fotografico) aveva così una durata standard di 40 minuti circa, e su questa durata sono stati stabiliti i formati delle compact-cassette: c45 (un album), c90 (due album) e c60 (per i rari album "fuori standard" che arrivavano fino a quais 30 minuti per facciata).
Formato intermedio era l'ep (33 giri a 7" o 45 giri a 12") che permetteva di registrare un paio di canzoni per facciata, per una durata totale di circa 20 minuti.[1]

Il cd invece deve la sua durata al processo inverso: narra la leggenda che fu il presidente della Sony, Norio Ogha, a imporre che su un cd fosse possibile registrare (e quindi riprodurre senza interruzioni) la Nona Sinfonia di Beethoven. Da qui viene la durata originale di un cd, 74 minuti di musica, poi estesi fino a 80.

E così, come la musica pop deve il suo formato più caratteristico (la canzone di 3 minuti) al 78 giri e poi al 7", la musica rock non sarebbe stata la stessa senza gli album che permettevano di realizzare dischi in cui le canzoni fossero legate le une alle altre (concept album) oppure formati da canzoni più lunghe, fino alle suite che occupavano un intero lato di un lp.
Anche il formato ep, mai troppo popolare in Italia, aveva la sua ragione di essere, permettendo ai gruppi esordienti di realizzare un prodotto più rappresentativo della propria musica rispetto a un 7", ed allo stesso tempo meno costoso ed impegantivo di un intero album.
Lo stesso lp aveva una durata che poteva essere divisa agevolmente tra otto/dieci canzoni, senza la necessità di avere troppi pezzi "riempitivi" per arrivare a coprire la durata di un disco.[2]

La musica pop/rock è nata e cresciuta con questi formati, che sono giocoforza diventati i formati di riferimento per gli appassionati: singolo, ep, lp.
Col cd, cominciano i problemi: nei 74 minuti della Nona di Beethoven c'era un sacco di spazio in più da usare, senza grossi costi aggiuntivi.
E così molti, troppi dischi degli anni '90 sono fatti da non meno di quindici canzoni, con una crescita esponenziale di brani che avrebbero potuto e dovuto tranquillamente essere dimenticati tra gli inediti... cosa che purtroppo sta succedendo sempre più in questi periodi di vacche magre per l'industria musicale, con l'incessante riproposta di nuove edizioni dei "classici" infarcite dei maledetti inediti, che nel 99% dei casi non fanno che confermare la lungimiranza di chi, all'epoca, aveva scelto di lasciarli, per l'appunto, inediti... quando non si arriva al caso patologico dei Rolling Stones che gli inediti d'epoca li incidono al giorno d'oggi.

Probabilmente per abitudine, io penso che la durata "giusta" di un album debba essere quella classica di una quarantina di minuti, nè troppo corta nè troppo lunga, che permette di concentrarsi nell'ascolto e di avere pezzi normalmente interessanti.
Anche se, con il passare degli anni, il tempo che riesco a dedicare alla musica è sempre meno, e soprattutto è sempre minore la mia capacità/possibilità di concentrazione esclusiva sulla musica, e ultimamente tendo a preferire gli ep: venti minuti di musica sono la lunhezza ideale per evitare di stufarmi. Ci sono parecchi album degli anni '90 che non riesco più ad ascoltare perchè sono troppo lunghi!

Con il passaggio alla "musica liquida", cioè gli mp3/flac/quelchevoletevoi, cioè la musica in formato digitale, non ha più senso che esistano queste limitazioni.
La musica liquida dovrebbe permettere libertà assoluta di espressione a chi registra, che può tranquillamente permettersi di pubblicare "dischi" di venti o trenta minuti (o anche di due ore, se del caso), senza dover più fare i conti con le limitazioni dei formati fisici. Strada che, fortunatamente, viene già seguita da qualche net label.


Note e links:
[1] Poi esistevano anche formati non standard come i 10", i flexi-disc, i dischi incisi su un lato solo, etc. - ma sono numericamente poco rilevanti.

[2] E per i più creativi, ambiziosi o presuntuosi, c'era sempre la possibilità del disco doppio.

venerdì 13 gennaio 2012

Alanjemaal e Stefano Giaccone con Mario Congiu dal vivo al Lo Fi di Rogoredo, 11 gennaio 2012

L'ho rifatto.
Nonostante l'età, sono andato a vedere un altro concerto dopo quello di più di un anno fa di Nick Cave: Alanjemaal e Stefano Giaccone al Lo Fi di Rogoredo, in occasione della pubblicazione del tributo ai Franti di cui si è già parlato qualche giorno fa.

Degli Alanjemaal faccio fatica a parlare: sono amici, potrei parlarne benissimo ma sarei di parte, potrei parlarne male per non essere di parte ma poi magari mi si offendono (e poi non ho voglia di parlarne male).
Potrei non parlarne del tutto e saremmo tutti contenti... mi limito invece a segnalare che la loro versione di "Prete, croce, sedia, morte",[1] con l'innesto di chitarre noise sull'impianto già tradizionalmente rock del pezzo, rende molto bene anche dal vivo (ed è uno dei pezzi migliori della raccolta).

Stefano Giaccone, è uno dei miei (pochi) miti.[2]
Naturalmente il concerto è stato molto bello: Giaccone alla chitarra acustica, accompagnato da Mario Congiu[3] a quella elettrica, ci hanno regalato una serie di originali di Giaccone, Franti e gruppi limitrofi, intervallati da un discreto numero di cover (al volo, ricordo Working Class Hero, London Calling, Transmission, Run Run Run).
Cover, per una volta, in perfetta armonia con i brani originali, fino alla chiusura con "Only a new film" dei Franti e "Questi anni" dei Kina.

Non troppe persone (eufemismo) nel locale, sono cose che possono succedere tra i binari della ferrovia e i capannoni industriali di Rogoredo. Però non è la quantità che fa la qualità (anche un po' di quantità fa sicuramente piacere a chi suona e a chi organizza) e sia gli Alanjemaal che Giaccone/Congiu non si sono certo risparmiati.
Nota personale: è bello ritrovare persone che non vedevi da tempo: tutti un po' meno giovani (eufemismo 2) ma tutti con la stessa passione di venti anni fa.


Note e links:
[1] Cioè il pezzo con il quale hanno partecipato alla raccolta "Tributo ai Franti".

[2] Ho avuto l'immeritato onore di fargli da gruppo spalla con i Mother of Loose in un concerto acustico di Orsi Lucille nei primi anni '90, e di stare al mixer in un altro concerto degli Ishi dello stesso periodo.
Poi, con la mia abituale timidezza amplificata dall'essere in presenza di un mito, sono riuscito tutte le volte, compreso ieri, a biascicare due parole di saluto e poco più. Maledizione.

[3] Grande chitarrista, eh. Purtroppo, neppure un assolo in tapping a millemila chilometri all'ora, tocca accontentarsi...

giovedì 12 gennaio 2012

Comunicazione di servizio

A chi di competenza: dopo un estenuante processo durato la bellezza sette, lunghissimi giorni, what.cd ha finito la migrazione sui nuovi server, ha riaperto ieri sera ed è tutto "free leech" per altre 30 ore circa.

martedì 10 gennaio 2012

Ascolti recenti - gennaio 2012

Tenhi[1] - Saivo (2011)

Gruppo finlandese, ne avevo letto per la prima volta sul blog di Webbatici.
Il loro "Airut:Aamujen" mi era piaciuto, l'uso costante del piano mi aveva ricordato uno dei miei gruppi di culto degli anni '80, i Fra Lippo Lippi.
Il nuovo disco è una palla mostruosa: neo-folk dark-marziale-medioevale, piatto e noioso come la voce del cantante, sempre più su toni bassi ed inespressivi. Con l'aggravante del cantato in finlandese, che suona come una versione peggiore dell'italiano nel rock (e in più, ovviamente, incomprensibile a chiunque non parli finlandese, direi il 99,99% della popolazione nata fuori dal paese in questione)
Giudizio: delete.


Birds of Passage with Aidan Baker[2] - Highwaymen in Midnight Masks (2011)

Gran bel disco: musica drone più cantato (sussurrato), per me è una cosa nuova.
Sulla distanza dell'album il cantato è un po' ripetitivo, ma quando azzecca la melodia come nel "singolo" in questione (ahem, singolo, sette minuti e passa) è estremamente suggestivo. Con qualcosina ina dei Cocteau Twins.
Ottimo anche il pezzo con la chitarra dell'ospite Aidan Baker: mi ha fatto venire la curiosità di ascoltare qualcosa di suo. Peccato che, tra dischi a suo nome e dischi a nome Nadja (43 + 27 album dal 2001 al 2011, al netto di live, collaborazioni ed ep) mi sono spaventato e ho lasciato perdere. Direi troppo, a prescindere. E non che Birds of Passage sia su una strada molto diversa, eh: da marzo a dicembre 2011, due album e un ep...


Claudio Rocchi[3] - In alto (2011)

Orrore.
Una delusione tremenda: ho dovuto smettere di ascoltarlo alla terza canzone.
Poi magari le altre sono bellissime e il disco è un capolavoro e io non lo saprò mai.


Grouper & Ilyas Ahmed[4] - Visitors (2011)

Lei è Liz Harris aka Grouper, lui boh.
Ottimo: due chitarre, effetti, loop e noise.
I pezzi sono belli, a differenza dei dischi di Liz Harris che sono solo suoni senza canzoni.
Potete ascoltarli in una esibizione live, scaricabile gratuitamente oppure visionabile su Vimeo, prima di cercare il loro nuovissimo ep.


Fennesz[5] - Seven Stars (2011)
Fennesz & Sakamoto - Flumina (2011)

"Seven Stars" è l'ultimo ep di Fennesz, per me uno degli artisti fondamentali di questi anni.
Ed è una direzione nuova, dopo gli eccessi poco comunicativi di "Black Sea".
In questo lavoro c'è una chitarra riconoscibile nel primo brano, una batteria nell'ultimo, e sono due brani (fenneszianamente parlando) melodici e piacevoli.
Da avere.
Mentre lasciate tranquillamente perdere l'ultima collaborazione con Sakamoto: il primo pezzo (accordi sparsi del piano di Sakamoto come rocce nel fiume del lento fluire dei paesaggi sonori di Fennesz) è bellissimo, il resto di "Flumina" è tutto uguale: una palla inascoltabile, oltretutto lunghissima, monotona e noiosa come la peggiore musica ambient. Un passo falso (per me quasi incomprensibile) di due artisti che stimo molto.


Altre robe (tutte del 2011):
Willamette - Echo Park: ambient/drone banale e noioso.
Emily Plays - The Fall & Rise Of Graeme Obree: bitolserie assortite, carino ed innocuo.
Glowstone - Todo está Bien, Todo va a estar Bien
Peter and the Wolf - Easy Mountain: due dei tanti gruppi "scoperti" grazie a Microphones in the Trees, blog di freakkerie folkedeliche varie. A volte cose buone, a volte ottime, a volte schifezze: in questo caso, folkerie poco interessanti i primi, e folkerie meno interessanti i secondi.


Note e links:
[1] Il sito ufficiale dei Tenhi (in inglese, grazie a dio)

[2] Il sito ufficiale di Birds of Passge e quello di Aidan Baker. Entrambi anche su Bandcamp.

[3] Sito web di Claudio Rocchi.

[4] MySpace di Grouper e sito di Ilyas Ahmed.

[5] Sito di Fennesz

giovedì 5 gennaio 2012

Motorpsycho - parte seconda

Sono reduce da una maratona nostalgica nella produzione d'epoca dei Motorpsycho, conseguente all'annuncio del nuovo album in arrivo per primavera (con annesso mini-tour italiano).
Per chi non li conoscesse: norvegesi di Trondehim, uno dei gruppi più autenticamente "rock" che io conosca.
Non sono mai stati, se non marginalmente, solo grunge o solo psichedelici o solo noise o solo hard o solo indie, ma tutto questo insieme, e di solito mescolato fino a far perdere le tracce dei singoli elementi: loro sono sempre stati, semplicemente, rock, a tutto tondo.

Formazione rock classica: i tre più (spesso) uno[1] hanno pubblicato almeno 2 capolavori e svariati ottimi album.
A mio avviso, capolavori sono "Demon Box" ('93) e "Timothy's Monster" ('94), ottimi album i successivi "Blissard" ('96) e "Angels and Demons at Play" ('97).
Prima di questi, due album un po' troppo acerbi. Dopo di questi, una serie di album sempre meno significativi, fino al discreto ultimo album di un paio di anni fa.[2]

Di loro mi è sempre piaciuta la non-immagine,[3] l'abitudine a scambiarsi gli strumenti, l'assoluta mancanza di rigidità che li portava a suonare di tutto, purchè servisse alla canzone, mescolando chitarre psichedeliche, bassi heavy, sintetizzatori, mellotron, chitarre acustiche e banjo (vedi gli estemporanei - ed estenuanti, sulla distanza) dischi di country-bluegrass a nome The International Tussler Society.
Mi piace anche l'approccio assolutamente punk alla tecnica strumentale: non c'è un cazzo di assolo con finger-tapping in tutta la loro discografia.
Le parti di chitarra sono un esempio di buon gusto (sia quelle di Snah, il chitarrista titolare, che quelle di Bent, il bassista-cantante tuttofare) così come le parti di basso (tra l'altro, grandissimo suono di basso distorto) e quelle di batteria.
Di loro mi piace lo sperimentare tutte le strade del rock "alternativo" e non, e il cercare collegamenti tra i vari sottogeneri, fino alle collaborazioni live con i Jaga Jazzist. Mi piace persino il loro approccio a volte quasi-metal, sia per le parti strumentali che per il cantato (anche se questo mi piace un po' di meno, le voci metal faccio sempre fatica ad ascoltarle...)
Di loro mi piace pure l'ironia di alcuni video: "Wearing yr. Smell", simil-Smiths in bicicletta in Norvegia, o la bellissima apparizione in tv con "You Lied", in cui si scambiano gli strumenti (particolarmente credibile Bent alla batteria, che in effetti ha suonato su "Giftland", magnifico pezzo di Timothy's Monster con doppia batteria)

Se non avete molto tempo e non li conoscete proprio, mi permetto di suggerire l'ascolto di un pezzo solo per ognuno dei quattro album citati prima: "Plan #1" da Demon Box, "Kill Some Day" da Timothy's Monster, "Sonic Teenage Guinevere" (o "STG") da Blissard e "Starmelt/Lovelight" da Angels and Demons at Play.


Note e links:
[1] Ovvero, i tre:
Bent Sæther - voce, basso, chitarre, tastiere e batteria
Hans Magnus "Snah" Ryan - chitarre, voce addizionale, tastiere e violino
Håkon Gebhardt - batteria, voce addizionale, banjo e chitarra (fino al 2005, poi sostituito da Kenneth Kapstad)
e il "più uno":
Helge "Deathprod" Sten - theremin, sintetizzatori, ospite frequente e produttore

[2] E questo dovrebbe spiegare perchè il titolo è "parte seconda", pur non esistendo una "parte prima": mancano qui i primi due dischi dei Motorpsycho, quelli più convenzionalmente grunge-hard-metal, che non avevo voglia di risentire per il momento.
E poi così mi preparo il campo per una futura "parte terza" sulla produzione post-Angels and Demons at Play.

[3] Si lo so, ditelo pure: anche la scelta di non avere un'immagine è una scelta di immagine etc.
Però tra uno vestito con maglietta e jeans e uno vestito con tuta spaziale e trucco di cerone bianco con frecce nere, preferisco il primo.

lunedì 2 gennaio 2012

Tributo ai Franti

Copio e incollo da Venus On:

Gabri di Pallide Stragi mi ha segnalato questo superbo lavoro di cui è co-curatore e coautore.
15 band, anzi 16, come giustamente fa notare il blog ufficiale, per un tributo ad uno dei più importanti gruppi anarco/indipendenti italiani.

Non c'è citazionismo in questa raccolta.

I pezzi sono interpretati come composizioni originali.
Dimostrazione dell'impatto avuto dai Franti sul panorama musicale underground e della loro capacità di combinarsi con il DNA contemporaneo.

Nel disco[1] trovate queste canzoni e questi gruppi:

01.Mirafiori Kids: Canzone urgente
02.Alanjemaal: Prete, croce, sedia, morte
03.Airportman: Elena 5 e 9
04.Adriano Lanzi e Tiziana Lo Conte: Nel giorno secolo
05.Mario Congiu: Only a new film
06.I Superflui e Giovanna Mais: Acqua di luna.mp3
07.Kenze Neke: Sa oke tua
08.Right in sight: Questa è l'ora
09.Ciseaux: Elena 5 e 9
10.Roberto Fega: Acqua di luna
11.Tomaj: No Future
12.iSo e La Magicien d'Oz: No Future
13.Nynfea: L'uomo col braccio spezzato
14.Vico dell'Amor Perfetto: Io nella notte
15.Barber Mouse: Chiara realizzazione di Ryonen - The week song

Sul sito ufficiale ci sono questi due interventi di Lalli e Stefano Giaccone:

Un grazie di cuore a tutte le persone che, a diverso titolo, hanno realizzato questo lavoro, tributo a Franti, esperienza musicale e umana che molto ha significato sia per noi che l’abbiamo vissuta in prima persona, sia per coloro che hanno respirato la nostra stessa aria nel vivere lo stesso tempo, o nell’ascoltare le nostre canzoni.
Ciò che il vento sembra disperdere, in realtà è solo un modo diverso di seminare musiche, poetiche, speranze, battiti del cuore.
In questo vento mi trovo, in questo vento riconosco. Ancora grazie
Lalli

Franti è chiunque lavora, suona, vive la musica e il vivere in uno spirito condiviso di libertà, indipendenza e battaglia. Quindi Franti è le 15 bands di questo Tributo. Franti nel 2011 è questo. Franti del 1984 è nella musica e nella direzione di vita, passione di chi oggi è Franti. Mai soli. E' un regalo a tutti noi e per cui dico grazie.
a suivre
SG


Cosa posso aggiungere?
E' un'idea fantastica e non ne sapevo nulla[2], questa mattina ho scaricato il tributo al volo e ne ho ascoltato una prima metà venendo in ufficio: la versione di Mario Congiu di "Only a New Film" da sola basterebbe a giustificare il download.
Gli altri gruppi: bravi tutti, anche quelli (e sono la maggior parte) che non ho mai sentito nominare prima, solo per il fatto di aver partecipato a questo tributo.
Mi sembra un ottimo modo per cominciare il 2012.


Note e links:
[1] Disco, vabbè: si scarica qui la versione mp3(v0) gratis, praticamente una schifezza immateriale: si può solo ascoltare (niente da annusare o da leccare, maledizione!)
Aggiornamento: in seguito alla chiusura di Megaupload, il disco è scaricabile ora da Bandcamp.

[2] Nella compilation ci sono pure gli Alanjemaal, cioè il gruppo con il quale ho diviso la sala prove per anni e anni. Alberto, maledetto, fammele sapere certe cose!

[3] Il tributo ai Franti lo trovate anche su Facebook e MySpace

[4] Dei Franti si è già parlato molto su questo blog: qui, qui, qui, qui, e qui.