mercoledì 28 luglio 2010

Decalogo per la musica indipendente italiana negli anni '80


1. Dopo l'alfabeto per la musica rock disorganica [1], direi che ci sta anche questo più modesto decalogo sulla musica "indipendente" [2] italiana degli anni '80. [3]
Perchè ultimamente è in atto una (sia pur piccola) riscoperta di molte esperienze musicali di quel decennio, con ristampe (Spittle Records), mail orders (Mannequin) e blog (Sull'amaca e Venus+On) che stanno riscoprendo/salvando molte cose di quegli anni. Non tutte buone, eh, anzi. Ho riascoltato parecchio materiale degli anni in questione ultimamente, e direi che la stragrande maggioranza delle cose avrebbero potuto tranquillamente rimanere nel dimenticatoio.
Ma non tutto, ovvio. Direi che sono esistite diverse fasi ben distinte nel decennio, e a volte bastava un anno di tempo per fare una enorme differenza. E quindi, ricordi di quel decennio (secondo me) in dieci punti. [4]

2. Il primo periodo, lo chiamerei della new wave. Diciamo fino al 1980. Bologna più che altro: Gaznevada, Confusional Quartet, Stupid Sets, Rats, anche Skiantos e il mitico concerto "Bologna Rock". Insieme, c'era il Great Complotto di Pordenone. Solo che all'epoca i dischi non li ho mai trovati, ne conoscevo l'esistenza e basta. [5]

3. Il post punk, fino al 1982 circa. Firenze in primo piano, con Neon, Pankow, i primi Diaframma e Litifiba. E due fanzine straordinarie come Free e Rockgarage (di Venezia). E le prime esperienze a livello nazionale, Underground Life a Monza, Not Moving, Victrola, Le Masque. Manifesto e summa del periodo, la raccolta "Gathered" di Rockerilla, pubblicata a fine 1982.

4. Il dark, fino al 1985/1986. Due i manifesti: "Body Section", la seconda raccolta curata da Rockerilla sul finire del 1983, e "Catalogue Issue", debutto dell'Italian Records. La seconda strada, tristemente, attraverso la "nuova musica italiana cantata in italiano", porterà ai Filibustieri di Pelù, mentre la prima porterà ai lavori (per me) migliori del periodo, a Milano Weimar Gesang, 2+2=5, Janitor of Lunacy, insieme a svariate altre formazioni "minori", e di lì a poco morirà (volendo, cosa abbastanza in linea con le tematiche del genere), in concomitanza diciamo con l'uscita della terza compilation di Rockerilla, "Eighties Colours".

5. Segue il periodo garage/psichedelico, poi il periodo Stooges. [6] Anni bui, durante i quali ogni gruppo che non fosse diretta emanazione di una delle due correnti veniva ignorato o dileggiato dalla "stampa ufficiale" (Rockerilla, Mucchio. Il Buscadero no, lì vivevano nel selvaggio West e quindi le informazioni su un paese così lontano e minore come l'Italia non arrivavano). Di tutta quella roba lì, io salverei solo i NoStrange, gli unici veri "psichedelici" del mucchio.

6. E in quello stesso periodo (siamo arrivati al 1986/1988) le cose migliori vengono più o ignorate, come i Leanan Sidhe, perchè non si uniformano a quello che la stampa vuole sentire. E così, mentre in Inghilterra nascono Jesus & Mary Chain, Spacemen 3 e My Bloody Valentine, e negli USA Dinosaur Jr., Sonic Youth e Flaming Lips, in Italia Rockerilla ci stramazza la minchia con i Chesterfield Kings e i Morlocks.

7. Per fortuna è nato anche qui quello che verrà poi chiamato "indie rock", sta per nascere il "grunge", gli anni '80 stanno per finire. In Italia ci sono i Carnival of Fools e gli Afterhours, e sono due dei migliori gruppi italiani di sempre. Poi cominciano gli anni '90, ma questa è un'altra storia.

8. Ci sono anche i gruppi "fuori dal mucchio". Primi fra tutti i (miei adorati e mai abbastanza amati) Franti. Ma anche i primi CCCP, che almeno fino ad "Affinità e divergenze" erano davvero dirompenti. Poi dirompono, soprattutto i coglioni: a un certo punto sembrava che avessero inventato loro non solo la musica cantata in italiano, ma la musica stessa e finanche l'italiano... E anche fenomeni come i Casino Royale, ma è un tipo di gruppo che non mi ha mai interessato molto.

9. Qui arrivati, e volendo fare un'estrema sintesi del periodo, chi volesse davvero ascoltare "il meglio" [7], da dove dovrebbe partire?
Secondo me:
Gaznevada - Sick Soundtrack
Neon - Obsessions
Diaframma - Altrove
Not Moving - i primi due EP: Strange Dolls e Movin Over
Weimar Gesang - No Given Path
Leanan Sidhe - Ash Groove Primroses
Carnival of Fools - Blues Get Off My Shoulder (ottimo cd antologico del 2003)
Afterhours - During Christine's Sleep
CCCP - Ortodossia II
Franti - tutto. Ma questa era fuori a mezzo :)

In aggiunta, le due compilation di Rockerilla (Gathered e Body Section) e quella del Great Complotto.

10. Tutto il resto, solo per appassionati e completisti. [8]
La recente fioritura di ristampe di cui si parlava all'inizio ha riportato alla luce troppe cose di cui si sarebbe potuto tranquillamente fare a meno, dalle troppe copie dei Litfiba e dei Diaframma alle troppe formazioni "vorrei ma non posso".
Ma se avete occasione, leggere fanzine come Free e Rockgarage (o anche Nero, Tribal Cabaret, Amen) vi potrebbe dire molto più su quel peridodo di tanti dischi sfocati e troppo derivativi. [9]


Note e links:
[1] Poi parto per le vacanze, 20 giorni senza wi-fi/internet/email. Se sopravvivo ci risentiamo dopo il 20 agosto, buone vacanze a tutti :)

[2] La scelta del termine mi ha portato via un po' di tempo, perchè di musica "indie" e "alternativa" si è cominciato a parlare dopo (o alla fine di) quel decennio, e la musica new wave copre solo i primi 5/6 anni degli anni 80.
Per quanto ricordo invece all'epoca si usava la locuzione "Musica indipendente" per indentificare un po' tutto quello che non era classifica e Sanremo.

[3] Anche come coda al post sui Weimar Gesang, e ad alcune cose dette lì nei commenti.

[4] Post del tutto innocuo, direi. Per una volta, credo che nessuno potrà trovare intenti polemici: mi limito a parlare di gruppi italiani più o meno bravi, più o meno poco conosciuti, più o meno quello che volete voi. Non si parla di Springsteen o Dylan, dovrei essere al sicuro per una volta... :)

[5] Erano altri tempi... Recentemente ristampato (insieme alla mitica prima casetta dei Gaznevada) dalla benemerita Shake Edizioni. Se non la conoscete, fateci un giro.

[6] posso esimermi dal citare l'ennesima spigolatura da Vinile? Certo che no, e allora:
Garage:
Genere musicale morto e sepolto ma artificialmente resuscitato, sta passando di moda un'altra volta. L'ultima, si spera

Rockerilla n° 102:
Nel numero del febbraio 1989 della gloriosa rivista ligure, la parola STOOGES compare 26 volte, di cui 13 in un articolo dedicato ai gruppi italiani "emergenti". Ci si lamenterà ancora in futuro sulle stesse pagine della scarsa orginalità della scena nazionale? Spero di no.


[7] Dal punto di vista della qualità musicale come la percepisco io oggi, non dal punto di vista della testimonianza storica, che allora le scelte sarebbero diverse.

[8] Ma qualcuno sicuramente l'ho dimenticato, eh, chiedo scusa e lasciate pure correzioni nei commenti!

[9] E naturalmente anche molto di più della mia assolutamente personale visione della musica di quegli anni.

[10] Questa nota non c'è nel testo, serve solo a fare cifra tonda tra il decalogo e le note... :)

mercoledì 21 luglio 2010

Alfabeto per un rock disorganico


"It's only rock'n'roll but I like it"

Alfabeto per intellettuali disorganici: è il titolo di un bell'articolo di Umberto Eco apparso su Repubblica un paio di settimane fa, e tratto dal primo numero di "Alfabeta2", in cui si parlava del rapporto tra destra, sinistra e intellettuali più o meno organici.

Bello ed interessante, e quindi riciclo ed adatto, perchè mi sembra che ci siano almeno due/tre spunti utlizzabili per parlare anche di "musica".

Credo che l'atteggiamento con cui "da destra" si tende a svalutare la figura dell'intellettuale, riducendone a ridicole o pretestuose le istanze, sia un atteggiamento che molto ha in comune con il mondo della musica.

Dove, ad esempio, non è così raro trovare fazioni irriducibili, chiuse nel proprio autoreferenzialismo, che bollano tutto ciò che sta all'esterno come "irrilevante", sia questo l'esterno del Circolo Adoratori di Vasco Rossi piuttosto che l'esterno del Circolo Adoratori di Bob Dylan. In entrambi i casi, fanatismo e chiusura sono più o meno allo stesso livello macchiettistico.

Eco cita la massima nazista "quando sento parlare di cultura tiro fuori la pistola", che a me molto ricorda il berlusconiano "noi lavoriamo, non facciamo poesia".

Fare poesia come esemplificazione dell'inutilità dell'arte, e, per traslazione, di tutto ciò che ad essa è assimilabile, di tutto ciò che non è immediatemente "produttivo", tutto ciò che esula dalle necessità basiche di sopravvivenza animale: soldi, cibo, figa.

Gli "utili idioti" di Lenin, le "teste d'uovo" del periodo maccartista, tutte varianti citate da Eco sul tema "sporco intellettuale", la più classica delle critiche alla categoria, inutile appendice al mondo produttivo moderno. Non a caso, il "non facciamo poesia" è frase tipica di una certa mentalità pidiellina/leghista/lombarda, di una certa malintesa cultura del lavoro.

Ha ragione allora chi a quello si limita? Alle cose materialmente utili? E, sempre per traslazione, alla musica più "immediatamente" utile: perchè ci fa ballare, ci fa rilassare, non ci fa pensare?

It's only Rock'n'roll but I like it, allora? E con questo neghiamo l'esistenza di forme diverse del fare e parlare di musica, rifugiandoci nel "nostro" facile, nel "nostro" già sentito? Che non sono poi così diversi dal facile e già sentito che domina le classifiche?

La mia risposta, evidentemente, è no. Di classifiche e storia del rock, se ne è già parlato qui. Non mi interessano. Interessano invece a queste due figure musicali, al "critico organico" e al "musicista organico". Che sono le stesse figure di cui si parlava un paio di post fà, quelli per cui la musica è morta intorno all'inizio degli anni '70. Da allora in poi, repliche o replicanti. Tutto il resto, "non è vera musica".

Ma se Eco individua nel "Grillo Parlante" l'archetipo dell'intellettuale, facciamo lo stesso per la musica: e allora saranno il critico ed il musicista i cui atteggiamenti sono esattamente l'opposto di quelli appena citati a svolgere il ruolo di stimolo. Persone che non si adagiano, che non si sottomettono alla comoda uniformità culturale, rassegnandosi a svolgere un ruolo vuoto, privo di contenuti.

Ne è testimonianza la continua "rivoluzione" musicale in atto dagli anni '50 ad oggi. Da Presley in poi, ogni generazione ha la sua "rivoluzione" musicale. E di solito, la generazione precedente non la capisce.

Organica, invece, è la categoria degli intellettuali/critici/musicisti che fanno marchette. Che è cosa ben diversa dal fare musica brutta o dal non condividere le scelte, critiche o artistiche. "La funzione critica" scrive Eco, "è tale anche se la critica non la si condivide, e a modo proprio è creativo anche chi scrive cattive poesie."

Perchè il buon critico deve dire che una poesia è cattiva, o una canzone brutta, o un film, un libro, qualunque cosa. La marchetta è un'altra cosa, è consapevole rinuncia alla propria integrità.

Quello che conta è non appiattirsi invece sull'organicità, quale essa sia. Dire che [un disco/film/libro] è bello solo perchè l'ha fatto l'artista XYZ, non è un atteggiamento molto diverso (o più perdonabile) da quello ben rappresentato (cito ancora Eco) dalla figura "di quello pseudo-intellettuale che era l'intellettuale organico, talmente organico al proprio partito da poterne criticare solo i nemici, mai il partito stesso".

Rende l'idea, a mio parere: del "Buscadero rock" abbiamo appena parlato nel post precedente, è questo mi sembra esattamente l'atteggiamento su cui riposa l'ascoltatore di quel tipo di musica. Con le sue certezze, incrollabili, indiscutibili, non negoziabili.

Springsteen, Dylan, Petty, e andate avanti voi. Tutto il resto è, per definizione, altro da questo. "Non rock". E chissenefrega se il tempo non si è fermato nel 1972. Basta far finta. Se del caso, dire che esistono bravissimi artisti anche adesso. Basta che siano, come già accennato, repliche o replicanti di qualcosa che esisteva prima dell'anno in cui la storia della musica è morta.

Tanti anni e tante generazioni succedutesi - sembra - inutilmente: ad ogni cambio generazionale sembra inevitabile il ripetersi delle stesse, stanche e trite banalità: nel XII secolo Bernardo di Chartres conia l'aforisma che dice "siamo nani sulle spalle di giganti". E dopo mille anni, ancora lì siamo? A rimpiangere quanto eravamo intelligenti noi da giovani e quanto sono stupidi i giovani d'oggi? Quanto erano belle le canzoni di quando eravamo giovani noi e quanto sono brutte quelle di adesso?

Un po' di sano, vecchio relativismo non farebbe male a nessuno. Come non farebbe male essere un po' più consapevoli di come funziona la storia: perdere la memoria del passato non è mai un bene.

Vediamole allora alcune varianti della frase in epigrafe: per me sono tutte più o meno equivalenti nella loro impossibilità di replica argomentata. Ogni replica è preventivamente svuotata di senso, seppellita dalla banalità del "è roba semplice, ma mi piace. Se non siete d'accordo, peggio per voi". A me, tutto questo non piace. Su questa strada, si può giustificare praticamente tutto, da Boldi/De Sica a Moccia a Gigi d'Alessio a Berlusconi. "Sì, questo film fa un po' schifo, è volgare e mal girato, ma mi fa ridere." "Sì, questo libro è scritto male, volgare e insignificante, ma mi fa passare qualche ora spensierata." "Sì, questo disco è banale, già sentito e facilotto, ma per 4 minuti non mi fa pensare." "Sì, questo governo è fatto di ladri, mafiosi, corrotti e maiali, ma Berlusconi non mi fa pagare l'ICI." "It's only rock'r'roll but I like it".

Zappa qui non c'entra molto, ma mi serviva per iniziare l'ultimo paragrafo. Ma molto più di "It's only rock'n'roll" a me piace la sua "We're only in it for the money" :)


lunedì 19 luglio 2010

Mother of Loose - parte seconda


Dei Mother of Loose avevo già scritto qualcosa - d'altronde sono uno dei massimi esperti mondiali dell'argomento, se non ne scrivo io... ;)
Anche di Bandcamp [1] ho già parlato più volte, a mio avviso è un'opportunità fantastica per condividere musica gratuitamente, e dopo averne usato le possibilità per Leanan Sidhe e Produzioni VM, ho pensato di approfittarne per salvare dall'oblio anche qualche registrazione dei Mother of Loose.
E quindi, sulla pagina Bandcamp di "Place to Be" sono disponibili per il download per il momento il nostro secondo ed ultimo cd "Jesus was a Biker" (1995) e un demo acustico dello stesso periodo, "acousticLOOSE".

Sono passati 15 anni dalle registrazioni, le ho riascoltate in questi giorni e alcune cose mi sembrano ancora carine, altre meno, altre molto meno. Ma come dicevo anche nel post precedente, chi vuole può aprofittarne per vendicarsi dei miei ddm...

Dei Mother of Loose ho in giro anche il primo cd, tre demo precedenti a quello e un dat con dei rough mix del 1997 delle nostre ultime registrazioni, mai usate "ufficialmente" (e credo neppure finite)
Prima o poi trovo il tempo di mettere su Bandcamp qualcosa. [2]
Nel caso qualcuno se lo chiedesse, il sito di Bandcamp si chiama "Place to Be", come questo blog, perchè in teoria non si dovrebbe limitare solo alla riesumazione dei lavori dei Mother of Loose, ma vedarèm... [3]


Note e links:
[1] Bandcamp è un sito che permette di caricare i file musicali in un formato lossless qualsiasi e poi si occupa di generare automaticamente a partire da questi i vari formati di download (mp3 in diversi bitrate, flac, aac, etc.)

[2] e [3] Minaccia o promessa? Vedete voi...

giovedì 15 luglio 2010

Buscadero Rock




Spigolatura da Vinile: [1]
"Ho sei moto, tre auto ed una laurea in letteratura europea, ma quando parla di me Paolo Tarun della rivista "L'Ultimo Caballero" sembra sempre che io sia un rozzo campagnolo"
John Cougar Melleinchiapp


Ho avuto un'epifania. Tanto per cambiare, mentre leggevo un altro blog.
"Il Buscadero Day". [2]
E, per proprietà transitiva, il "Buscadero Rock".
Con i suoi sacerdoti ed adepti.
Di solito quaranta/cinquantenni nostalgici, in piena crisi di mezz'età. [3]
Ovvero quella musica che da sempre coniuga la giusta dose di rock conservator-reazionario, quel po' di blues che ti fa sentire le radici, quel po' di folk che ti fa sentire negli anni '60, country e irlanda a profusione, a volte un pizzico di glam e psichedelia quanto basta. [4]

Ovvero, l'esempio perfetto di tutto quello che non mi piace in musica, rockettino sciapo sciapo quando va proprio ma proprio bene.
Però suonato:
1 - da un rocker tra i sessanta e i settanta, con cappello a coprire la pelata, che ha appena pubblicato il millemillesimo disco con incorporato il "ritorno alle origini" o "ritorno alle radici" (cioè, non avendo più un'idea decente da decenni, ha registrato 10 blues del cazzo, che tanto non ci vuole troppa fatica a farlo);

2 - da un gruppo di rocker giusto giusto riunitisi per celebrare il centesimo anniversario del loro primo disco d'oro. Una bella ristampa rimasterizzata in digitale (e su vinile per i più fighi) del loro massimo hit, con annessi scarti riesumati dal sottoscala dello studio di registrazione, tour di supporto, film in dvd e cotillons. E qui non c'è neanche da fare la fatica di suonare i 10 blues di cui al punto precedente;

3 - da un gruppo di giovani rocker sui trenta, vestiti da quaccheri alla messa della domenica, con barbe ed acconciature fuori moda quel tanto che basta per essere di moda tra quelli che seguono la moda del non essere di moda.
Questi di solito sono furbetti e paraculi, si "ispirano" (volgare: copiano senza vergogna) ai dischi e le canzoni che gli artisti di cui al punto 1 e 2 facevano agli albori del secolo precedente, durante la loro creativa giovinezza ahimè perduta;

4 - da Bruce Springsteen. Del Boss, mai perdere l'occasione di parlarne male ;)


Note e links:
[1] Cfr. questo post su Vinile e le sue spigolature. Questa è tratta dal nr. 3 (Autunno 1988)

[2] Sembra esista davvero. Così come ancora esiste la rivista omonima.
La spigolatura che apre il post mi sembra faccia capire chiaramente di che tipo di considerazione godeva il simpatico bollettino a pagamento del noto negozio di dischi lombardo durante gli anni '80.

[3] Tipo quelli che "ah i giovani d'oggi non sono mica come eravamo noi alla loro età", o quelli che "non c'è più il buon rock di una volta", o se è per quello "il buon [qualsiasi cosa volete voi] di una volta".

[4] Anche se a volte, credo per errore, gli scappa in mezzo agli ascolti qualcosa di decente. Basta che l'autore però sia nato come minimo nella prima metà del secolo scorso.

mercoledì 14 luglio 2010

Stefano Giaccone - Il giardino dell'ossigeno



Da qualche anno Stefano Giaccone pubblica, parallelamente ai "dischi ufficiali", una serie di cd-r che sono una via di mezzo tra un demo casalingo e un disco Vero.
Sono cd-r ad offerta libera pubblicati da stella*nera (altre informazioni seguendo il tag "franti" qui sotto), il cui ricavato serve a finanziare "A/Rivista Anarchica".
L'ultimo di questi cd è uscito ad Aprile, e c'è una bellissima recensione di Marco Pandin sul sito web di "A/Rivista Anarchica".

Non serve aggiungere molte parole, giusto notare che tra le cover troviamo una bella "Not dark yet" di Dylan, una poco convincente "No ceiling" di Eddie Vedder, una scarnificata "L'amore conta" di Ligabue che non suona nemmeno troppo estranea al disco.
Più una manciata di originali, chitarra acustica e voce e poco altro, perchè poco altro serve a queste canzoni, ruvide e vere come sempre.

martedì 13 luglio 2010

Post a piacere


Dopo il post (?) sugli alpini, che tanto clamore ha creato nei commenti, ecco un altro post polemico e graffiante!
Il titolo è "post a piacere" [1] ma avrebbe potuto essere indifferentemente "post a cazzo" o "post fai da te".

P.s. qualche commento "di riscaldamento" [3] lo metto io, così risparmio la fatica ai soliti simpatici commentatori anonimi.


Note e links:
[1] Per gli anglofoni, "do it yourself post", per i medioevalisti "post autodafè" [2], per i milanesi "post fàa in dèe per ti".

[2] E' una battuta, lo so che autodafè non vuol dire fai da te. La mia immensa arroganza mi impone di precisarlo.

[3] Nel senso di "warm-up" e non di "heating". Ah, la bellezza di una lingua precisa ed intraducibile come l'inglese!



Commenti:
Questo post parla da solo. Sei uno stupido arrogante, vediamo un po' come rispondi a questa critica puntuale ed educata. Ma sei troppo ignorante, pallone gonfiato: sicuramente svicolerai a mancina.
Asdrubale

Ha ragione Asdrubale qui sopra, sei proprio un poveretto. La tua risposta qui sopra lo dimostra ampiamente. Ignorante ed idiota.
Aristide

Giusto Aristide, parole sante. Allelimo, perchè non la pianti di scrivere cazzate?
E i giovani d'oggi fanno pena, non hanno voglia di lavorare, portano i capelli lunghi che non si capisce se sono uomini o donne, si vestono come dei barboni, si lavano poco, ascoltano dei gruppi che fanno rumore invece di musica. Gli ci vorrebbe il militare, ma in Siberia. Con la divisa estiva.
Asdrubale

Complimenti allelimo, come al solito una bella risposta fuori tema alle pacate critiche a te rivolte da Asdrubale ed Aristide, fai proprio pena, e non ti piace neppure la musica rock autentica.
Arcibaldo

venerdì 9 luglio 2010

Weimar Gesang


Pre-premessa:
Questo post è un post sperimentale, un po' tipo quei programmi trasmessi in contemporanea su Rai e Mediaset, o il discorso a reti unificate del Presidente della Repubblica - ma l'ho promesso così a lungo al mio amico Webbatici che ho "dovuto" darlo anche a lui - poi me lo pubblico anche qui... :)

Premessa:
Il titolare del blog qui, tale Webbatici, mi ha schifato per mesi i dischi dei Weimar Gesang, che gli avevo caldamente raccomandato come migliore esempio della new-wave italiana di metà anni '80.
Probabilmente a causa dell'indurimento dei muscoli uditivi ed emozionali causati dall'ascolto troppo prolungato di rock-punk coi chitarroni, il suddetto è incapace di cogliere la bellezza di tutta la produzione dei Weimar – ma voi non dategli retta, e seguitemi in questo breve viaggio tra i loro dischi. [1]

Post vero e proprio:
Quindi, introduzione del gruppo: tra Treviglio, Monza e Milano abbiamo Paolo Mauri - voce e basso, Fabio Magistrali - batteria e Beppe Tonolini - chitarra (più Enrica Toninelli - tastiere sulle prime due cassette).
Rimasti in tre, si alternano tra gli strumenti sopra elencati e le tastiere "elettroniche" per i due primi dischi ("Even Stone Pales" e "The Colours of Ice"), ricorrendo spesso all'uso della drum-machine sia in studio che dal vivo.
Poi a Beppe subentra Donato Santarcangeli alla chitarra, con il quale viene registrato "No Given Path", poi sostituito da Cesare Malfatti, con il quale i Weimar cominciano a registrare un quarto lavoro su disco che non vedrà - purtroppo - mai la luce (anche se, volendo... qualcosina...)

Non so che fine abbiano fatto nè Beppe nè Donato, ma Paolo e Fabio dopo i Weimar sono stati una presenza costante nelle registrazioni e nelle produzioni della musica italiana indipendente dalla fine degli anni '80 ad oggi, è quasi inutile riportare un elenco delle persone con cui hanno lavorato [2], mentre Cesare è stato, tra le altre cose, uno dei tre componenti "fissi" dei La Crus.

Questo è lo sfondo, ma la cosa importante sono i dischi: con il permesso di Paolo, qui vi potete scaricare un antologia di tutti e tre... [3]

"Even Stone Pales" è il debutto, sicuramente il meno riuscito dei tre ep, anche se "Chantal Secret" è il primo abbozzo della dark-dance che poi sarà sviluppata in "Like in a Mirror", così come “Annual Ring” è un episodio atipico, un po’ alla Cocteau Twins, ed “Held Inside” è un pezzo minore, bello ma un po' "sfocato".
Forse un po' troppo statico rispetto a "Our Silent Growth" [4], ma anche un chiaro passo avanti sulla via della personalità - la cassetta è suonata da un gruppo che ama i Cure di quegli anni, il primo disco è quello di un gruppo che cerca di camminare con le proprie gambe.

Ma le gambe si rafforzano, "The Colours of Ice" è già un disco maturo, giocato tra i toni quasi dark di "Melt your Sight" e "Deceit", i richiami vagamente deadcandanceabili (primo disco, eh! – non il medioevaleggiare posteriore) di "One Promise Less", fino alla già ricordata dark-dance di "Like in a Mirror " - altro che i Neon di “Dark Age”...

Poi "No Given Path", che a partire dalla veste grafica (i tagli della copertina attraverso i quali si leggono i credits del disco) è un disco da magone. [5]

Parte “The Secret Us” ed è un brivido dark, gli arrangiamenti mi hanno fatto invidia per anni... - con il mio gruppetto new-wave cercavamo neanche tanto inconsciamente di imitarli, ovviamente senza riuscirci...
“Ligh-Tight Place” è un pezzo quasi rock, con la chitarra in feedback – non esattamente una cosa comune per quegli anni [6]
Un paio di minuti di synth liquidi e parte "Worn Out Prayer", il pezzo perfetto dei Weimar Gesang, dark-dance (ma non troppo dance), un timbro del synth solista che per me ha sempre avuto il colore mattone/porpora della copertina del disco, l'assolino di basso dopo il break, quando riparte il sequencer - che a me mi vengono ancora gli occhi lucidi ogni volta che lo sento.
E c’è ancora "Mother of Nothing", tempi dispari e melodia irresistibile. [7]

Poi cala il sipario, anche se sopravvive nella memoria una versione stratosferica di "Place to Be" di Nick Drake (ma dai!) che sarebbe dovuta uscire sul disco nuovo...


Note e links:
[1] Purtroppo mai ristampati su cd, sono reperibili a prezzi francamente assurdi nel mercato del vinile usato da collezione (!) - quanto sarebbe stato meglio se avessero venduto qualche milionata di copie all'epoca della pubblicazione invece :)

[2] Ad esempio, sul sito MySpace di Paolo, c'è un elenco delle persone/gruppi con cui lui ha lavorato.

[3] Il "qui" è evidentemente riferito a "Tuning Maze", il blog di Webbatici. Nello zip trovate Chantal Secret, Like in a Mirror, One Promise Less, Worn-out Prayer, Mother of Nothing e Place to Be.

[4] La discografia completa la trovate su Discog, la cassetta "Untitled" è in realtà il primo demo, mentre "Our Silent Growth" era stata realizzata per essere venduta - tra l'altro, a differenza che su tutti i dischi, in alcuni pezzi si può sentire Fabio suonare "solo" la batteria acustica, ed era veramente bravo!

[5] Nostalgia canaglia? Ma no, dai, all'epoca mi dava le stesse sensazioni!
Mentre per i non-milanesi, dicesi "magone" quella sensazione di malinconia quasi dolorosa ma dolce, da groppo in gola…

[6] Poi va beh, di questo pezzo è possibile trovare una versione live (senza drum-machine) sulla cassetta allegata a Vm due

[7] E il testo - che trovate anche sul già citato sito di Paolo – ve lo riporto qui:

Believe
I' ve been nowhere
in this half of half a century
I' ve been nowhere

Mother of Nothing

martedì 6 luglio 2010

25 anni fa...



...circa, tra il 1984 ed il 1986, esisteva una piccola fanzine fotocopiata, VM.
Enrico del blog Sull'amaca ci ha fatto un post, lo potete leggere qui.

lunedì 5 luglio 2010

Alpini


...così il post va d'accordo con i commenti... :)
Io comunque ho fatto il servizio civile.

venerdì 2 luglio 2010

Pacific Coast Highway



I Sonic Youth dal vivo, l'anno è il 2005 e il pezzo è PCH (Pacific Coast Highway)
Ovvio che non abbiano neppure un grammo dell'energia e dell'inventiva dei grandi esecutori degli standard del rock. [1]


Note e links:
[1] L'importante è accontentarsi anche di poco. Io scelgo PCH.

giovedì 1 luglio 2010

Bellefighesemibiotte



Non c'entra una mazza con niente, ma potrò pubblicare anch'io la foto di una bellafigasemibiotta o no?
Che poi questa qui sta evidentemente ascoltando una canzone in mp3... :)


Note e links:
Fa caldo, ripieghiamo sulle chiacchere da bar...